Roma non offre solo aspetti unici in termini di storia, religione e storia dell’arte, ma c’è anche un ricco passato e presente musicale da scoprire nella “Città Eterna”. Claudia Kayser-Kadereit presenta circa 180 luoghi legati alla musica e ne consiglia la visita in dodici tour attraverso il centro della città. La loro densità e le loro intersezioni consentono percorsi personalizzati, sempre accompagnati da mappe informative e consigli di ascolto tramite codici QR che possono essere comodamente attivati sul posto.
In questo modo, una prima o una ripetuta visita a Roma si arricchisce di esperienze sconosciute e inaspettate e riporta alla luce sfaccettature musicali in parte dimenticate nella varietà culturale della città.
Il 22 marzo alle 11.00 si svolgerà una passeggiata musicale nei luoghi selezionati dalla guida turistica. Il punto di partenza è la Casa di Goethe.
Claudia Kayser-Kadereit (*1962), assistente di ricerca e artistica presso l’Istituto di Musicologia ed Educazione Musicale dell’Università di Osnabrück e volontaria nell’ambito dell’educazione musicale degli adulti, ha portato avanti questo progetto ogni volta che si è recata a Roma e accompagnando diversi gruppi turistici in tour musicologici della città. Parte della ricerca per la sua guida turistica musicale è stata effettuata durante la sua borsa di studio presso la Casa di Goethe nel 2015.
Nell’ultimo giorno della mostra Max Liebermann. Un impressionista di Berlino, vi invitiamo a una visita guidata con la curatrice della mostra, Alice Cazzola, e a festeggiare il finissage insieme.
La mostra presenta, per la prima volta in Italia, l’intero percorso artistico di Max Liebermann (1847-1935), uno dei massimi innovatori della pittura tedesca di fine Ottocento. Durante la visita guidata si potranno approndire i suoi rapporti con l’Olanda, la Francia e sopratutto scoprire un aspetto fin’ora meno conosciuto: i legami con l’Italia di Liebermann, dove l’artista si recò almeno sei volte. Tra il 1878 e il 1913 l’artista visitò Venezia, Firenze e Roma e Napoli ed ebbe stretti rapporti con dei protagonisti della scena artistica italiana. A partire dal 1895 fu uno dei protagonisti delle prime Esposizioni Internazionali d’Arte della città di Venezia, l’odierna Biennale di Venezia, e partecipò a numerose collettive in Italia. Diverse sue opere sono quindi entrate a far parte di celebri musei italiani, alcune delle quali sono riunite presso il Museo Casa di Goethe, come: Autoritratto del 1908 in prestito dalle Gallerie degli Uffizi (Firenze), Ragazzi al bagno del 1899 dalla GAM – Galleria d’Arte Moderna (Milano).
Immagine: Max Liebermann, Autoritratto, 1908, olio su tela, Gallerie delle Statue e delle Pitture degli Uffizi, Firenze © Gabinetto Fotografico delle Gallerie degli Uffizi
Inaugurazione 12.3.2025, ore 19.00
Durata della mostra 13.3. – 31.8.2025
Un’icona della storia della letteratura del XX° secolo che ancora oggi continua a ispirare lettori di tutto il mondo: Ingeborg Bachmann (1926–1973). La mostra presenta la sua vita e la sua opera concentrandosi sui luoghi che l’hanno influenzata: la Klagenfurt della sua infanzia, la Vienna dei suoi primi successi, Monaco, Zurigo, Berlino e ovviamente la sua Roma. Vengono inoltre presentati libri e documenti, i legami con Max Frisch, Henry Kissinger o Marie Luise Kaschnitz oltre a numerose fotografie di tutte le fasi della vita di questa scrittrice allo stesso tempo sicura di sé e vulnerabile.
Una mostra della Literaturhaus München
In cooperazione con Österreichische Nationalbibliothek
Con il gentile sostegno di
Tracciare un’identità chiara di quella che venne definita “Entartete Musik” (Musica degenerata), oggetto degli attacchi dei nazisti, è piuttosto indefinibile. Gli attacchi dei nazisti si rivolgevano contro tutta la musica che essi ritenevano non appartenere alla più profonda cultura musicale tedesca, da essi presupposta “pura” e incontaminata da qualunque altra influenza. Il sistema repressivo che aveva adottato nei confronti di artisti ebrei (ma non esclusivamente), ha messo a tacere due generazioni di compositori.
La modernità che, apparentemente aveva destabilizzato la società tedesca del Novecento, era stata la ragione per cui il Reich aveva armato la politica razzista, poiché le tendenze musicali innovative erano un presagio di degenerazione sociale.
Eppure se ci soffermiamo a pensare sul concetto di arte che propugnava il Reich, esso aveva dei punti di contatto con ciò che veniva promulgato in quel periodo: basti pensare alla musica di Kahn e di Mahler. Le loro composizioni, inserite nel programma della serata, in forma classica e dal sapore tardo romantico, non si distaccavano sia per il carattere che per le armonie da quelle di Brahms, Wagner o Strauss. Non si può annullare l’ingiustizia che hanno subito questi compositori, ma si può far loro omaggio, nella modalità più importante per la loro arte: riprodurre la loro musica e divulgarla. Mantenendola viva, insieme a quella delle altre vittime del totalitarismo, si nega ai regimi del passato una vittoria postuma.
PROGRAMMA
Gustav Mahler
Quartettsatz (1876)
Liliana Bernardi, violino (docente del Conservatorio di Musica Santa Cecilia Roma)
Michela Marchiana, viola (allieva della classe di viola del M° Sanzò)
Marco Osbat, violoncello (allievo della classe di violoncello del M° Chiapperino)
Marina Cesarale, pianoforte (pianista accompagnatore del Conservatorio Musica Santa Cecilia Roma)
Ilse Weber
Fünf Lieder für Singstimme und Klavier
Miriam Fußeder, soprano (allieva della classe di musica da camera del M° Ferrara)
Marina Cesarale, pianoforte (pianista accompagnatore del Conservatorio di Musica Santa Cecilia Roma
Robert Kahn
Jungbrunnen Op. 46 per voce, violino, violoncello e pianoforte
Miriam Fußeder, soprano (allieva della classe di musica da Camera del M° Ferrara)
Liliana Bernardi, violino (docente del Conservatorio di Musica Santa Cecilia Roma)
Luca Peverini, violoncello (1°Violoncello dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma)
Marina Cesarale, pianoforte (pianista accompagnatore del Conservatorio di Musica Santa Cecilia Roma)
Pur trattandosi di un lavoro giovanile di Gustav Mahler (1860 – 1911), frutto di un solo anno di studi di composizione, il Quartettsatz rivela una notevole padronanza di tecniche compositive. L’impianto di forma-sonata e l’interessante scrittura pianistica dimostrano la confidenza di Mahler col grande repertorio per pianoforte, da Beethoven a Schubert, Chopin, Schumann e Brahms.
Per quanto riguarda Ilse Weber (1903 – 1944) fanciulla prodigio, deportata prima a Theresienstadt e poi ad Auschwitz, dove morì, componeva filastrocche, ninne nanne e poesie, che le erano state di grande conforto da ragazza dopo la morte del padre. Approfittando del tempo a disposizione che aveva a Theresienstadt, durante la guardia notturna e dopo il lavoro, Weber creò un piccolo spazio per sé e per gli altri, nel quale scrisse circa sessanta poesie durante la sua prigionia, tutte in tedesco.Molte di queste sono state musicate, accompagnandosi con la chitarra e utilizzando melodie e immagini “ingannevolmente semplici” per descrivere gli orrori a cui lei e i suoi compagni di detenzione avevano assistito, la natura primitiva del loro ambiente quotidiano e l’importanza di mantenere viva la musica nonostante tutto.
Jungbrunnen di Robert Kahn (1865 – 1951) è una serie di canzoni tratte dall’omonima raccolta di poesie del poeta tedesco Paul Heyse. La musica è in stile tardo-romantico ed è un ottimo esempio della padronanza di Kahn dell’integrazione degli strumenti con la voce. Kahn ebbe modo di conoscere Brahms, che lo aiutò in modo informale e, sebbene la sua opera mostri, in qualche misura, la sua influenza, Kahn è un compositore eclettico e indipendente la cui musica ha una propria originalità. Robert Kahn, che insegava a Berlino e faceva parte dell’Accademia delle Arti di Prussia, emigrò in Inghilterra nel 1939, perché il regime nazionalsocialista aveva vietato la pubblicazione e l’esecuzione della sua musica.
Immagini: Gustav Mahler © CC0 (E. Bieber), Ilse Weber © CC0 (anonimo), Robert Kahn © CC0
INCONTRI AL CORSO 18 è una serie di eventi in cui i borsisti, che per due mesi vivono e lavorano in Via del Corso 18, presentano i loro progetti in un dialogo aperto con Gregor H. Lersch, il direttore della Casa di Goethe, e il pubblico.
La borsista Laura Helena Wurth prepara a Roma un servizio radiofonico per Deutschlandfunk Kultur sull’influenza dell’architetta Plautilla Bricci sulla Roma barocca.
La visita di una città di solito si svolge in modo tale che si passa da un monumento all’altro, da un edificio famoso all’altro. In mezzo ci sono uomini seduti a cavallo che hanno costruito o almeno commissionato questi edifici. Camminando in una città, si ha l’impressione che le città siano fatte principalmente da e per i maschi.
A Roma, in particolare, c’è il monumento nazionale chiamato scherzosamente “macchina da scrivere”, Monumento a Vittorio Emanuele II, costruito su progetto di Giuseppe Sacconi. Anche il Pantheon si pensa sia stato costruito da uomini. Tutta Roma è una città costruita da architetti. Ma è vero? Nel periodo barocco c’è stata almeno una donna architetto: Plautilla Bricci. Non solo costruì edifici in città, ma fu anche pittrice. Ha dipinto la pala d’altare della Cappella di San Luigi. Con la conoscenza dell’influenza di Plautilla Bricci si potrebbe vedere Roma in modo diverso. E anche la Roma moderna che si è sviluppata intorno al GRA verrebbe interpretata in modo differente se si conoscesse meglio Plautilla Bricci.
Come controparte nella storia tedesca, verrà messa in evidenza Astra Zarina. Un’architetta che ha influenzato in modo significativo l’aspetto odierno di Berlino con la progettazione del Märkisches Viertel nel 1966. Come Plautilla Bricci, Zarina ha sempre avuto uomini al suo fianco. Sia nel periodo barocco che negli anni Sessanta. Per il resto della sua vita, fino alla morte nel 2008, Zarina si è dedicata anche all’architettura italiana. È stata conservatrice nel comune di Civita.
Bricci e Zarina hanno influenzato l’immagine di una città, ma non vengono quasi mai citate quando si visitano queste città. L’esplorazione di queste due figure può contribuire ad una nuova valutazione dell’architettura e dell’urbanizzazione.
L’evento si svolgerà in lingua tedesca.
Laura Helena Wurth © Stephanie Neumann
Laura Helena Wurth
Laura Helena Wurth, nata nel 1989 a Berlino, è autrice e critica. Si è laureata in Arte e Cultura all’Università di Maastricht e ha conseguito un Master all’Università Humboldt di Berlino. Scrive regolarmente di arte e architettura contemporanea per FAZ, FAS, NZZ ed è redattrice di Deutschlandfunk Kultur. È cofondatrice del project space FKA SIX, che ha affrontato il tema delle rovine contemporanee in un centro commerciale nel 2023. Insieme a Louisa Hölker, pubblica la rivista d’arte monotematica One to(o) Many, che unisce molte voci diverse in un’unica opera d’arte.
Un caloroso ringraziamento alla Karin und Uwe Hollweg Stiftung per il suo sostegno al programma di borse di studio.
Johann Leonhard Raab da August Friedrich Pecht, Charlotte, 1864, Museo Casa di Goethe, Foto: Enrico Fontolan
In occasione del 250° anniversario del romanzo epistolare di Goethe I dolori del giovane Werther, la Casa di Goethe organizza un ciclo di conferenze il 6 dicembre 2024.
Il Professore Ernst Osterkamp terrà una conferenza sul significato e il ruolo di Lotte il 6 dicembre alle ore 19.00.
La conferenza si svolgerà in lingua tedesca e verrà tradotta in lingua italiana.
Ernst Osterkamp foto: fotostudio-charlottenburg, www.studio-charlottenburg.de
Ernst Osterkamp, nato nel 1950, professore di Letteratura tedesca moderna alla Humboldt-Universität zu Berlin dal 1992 al 2016. Professore ospite, tra l’altro, alla New York University e alla Washington University di St. Louis. Membro effettivo della Akademie der Wissenschaften und der Literatur di Magonza e della Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften. Presidente della Deutsche Akademie für Sprache und Dichtung dal 2017 al 2023. Ultime pubblicazioni: Der Dichter und der Risches. Leben und Werk des Michael Beer (1800-1833) (Gottinga 2024); Sterne in stiller werdenden Nächten. Lektüren zu Goethes Spätwerk (Francoforte 2023, 2a edizione 2024); Felix Dahn oder Der Professor als Held (Monaco di Baviera 2019).
In occasione del 250° anniversario del romanzo epistolare di Goethe I dolori del giovane Werther, che dopo la sua pubblicazione ha riscosso un successo a livello europeo, la Casa di Goethe organizza un convegno sulle traduzioni del Werther in Italia.
Interventi:
Roberto Venuti: Werther. Un romanzo “scandaloso” nella Roma papalina
Flavia di Battista: «Alcune scintille di quel foco». Il Verter di Michiel Salom tra Padova e Berlino
Gabriella Catalano: “no, Einaudi, non cambiamo il titolo!” Alberto Spaini traduttore del Werther
Modera Giovanni Sampaolo
Nel compilare la voce Goethe per la Grande Enciclopedia Russa Walter Benjamin definiva il romanzo goethiano I dolori del giovane Werther il più grande successo letterario di tutti i tempi. Un successo segnato anche dalle traduzioni che, parte integrante della vita di un’opera, hanno oltrepassato i confini di spazio e di tempo del testo originale. Pure da questo punto di vista il caso del Werther può dirsi esemplare. Le traduzioni segnano la ricezione europea e poi mondiale di un‘opera che per la prima volta afferma la dignità letteraria della lingua tedesca. A 250 anni dalla sua prima apparizione ci si interroga sull’orizzonte di attesa creato dalle traduzioni italiane che, nel corso del tempo, hanno ridato voce alla storia di quell’amante infelice. La loro diversità rispecchia le possibili letture che hanno accompagnato la narrazione di un destino, di una generazione e della sua epoca divenendo la storia della gioventù di tutti i tempi. Nella sua unicità Werther raduna questa pluralità così come il testo originale contiene le sue interpretazioni e traduzioni a venire.
La conferenza si svolgerà in lingua italiana.
Gabriella Catalano © privato
Gabriella Catalano, docente di Linguistica tedesca e Traduzione all’Università di Roma II-Tor Vergata. Ha studiato a Napoli, Vienna e Monaco. Pubblicazioni su Goethe: Musei invi- sibili. Idea e forma della collezione nell’opera di Goethe (Artemide 2007), Goethe (Salerno editore 2022), Goethe und die Kunstrestitutionen.über Kunst und Alterthum in den Rhein und Mayngegenden. Un diario di viaggio e le sue conseguenze (Wallstein Verlag 2022).
Flavia di Battista © privato
Flavia Di Battista è assegnista di ricerca all’Università Roma Tre nell’ambito di un progetto sulle interazioni tra geografia e letteratura in area di lingua tedesca. Si interessa di letteratura tedesca dal tardo Sette- al Novecento, e in particolare delle sue relazioni con la cultura italiana. Nel 2020 ha conseguito un dottorato all’Università di Tor Vergata con una tesi sul mediatore culturale Leone Traverso e la ricezione italiana di Hugo von Hofmannsthal, da cui è tratta la monografia del 2023 Tradurre è come scrivere. Leone Traverso e Hugo von Hofmannsthal (Quodlibet). Ha scritto inoltre, tra le altre cose, della presenza della cultura tedesca nell’opera di Giacomo Leopardi.
Roberto Venuti © privato
Roberto Venuti ha insegnato Letteratura tedesca presso l’università di Siena, dove è stato preside della Facoltà di Lettere. Borsista e visiting professor presso l’Università di Tübingen, la Nationale Forschungs- und Gedenkstätte der Klassischen deutschen Literatur in Weimar (NFG), il Deutsches Literaturarchiv di Marbach/Stuttgart, la Herzog August Bibliothek di Wolfenbüttel. Ha diretto presso la casa editrice Artemide la collana Proteo che dal 1995 ha pubblicato oltre 100 volumi d’argomento germanistico. Ha scritto saggi sull’illuminismo e il classicismo tedesco e curato l’edizione dei Diari e lettere di Goethe dall’Italia (1786-1788) e degli Scritti sull’arte di Goethe. Attualmente sta lavorando a una nuova edizione italiana dei Diari di Franz Kafka per i Meridiani Mondadori.
L’Italia è stata ospite d’onore alla Fiera del Libro di Francoforte nell’ottobre 2024 con molti scrittori ed editori italiani. Cosa significa questo per la letteratura italiana e per il dialogo italo-tedesco? Quali esperienze hanno avuto gli scrittori in Germania?
La Casa di Goethe e l’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania Roma invitano tre scrittrici a discutere della risonanza che i loro libri presentati a Francoforte hanno avuto. In questo modo, portiamo a casa “il Paese ospite” e offriamo al pubblico romano una visione più concreta di questo importante evento letterario.
Le scrittrici Giulia Caminito, Igiaba Scego e Maddalena Vaglio Tanet in conversazione con Karen Krüger (Frankfurter Allgemeine Zeitung, Milano)
L’evento si svolgerà in lingua italiana.
L’ingresso è libero, ma i posti a sedere sono limitati. Si prega di arrivare per tempo.
Giulia Caminito © privato
Giulia Caminito è nata nel 1988 e vive a Roma. Il suo primo romanzo La grande A (Giunti, 2016) ha vinto il Premio Bagutta Opera Prima, il Premio Berto e il Premio Brancati Giovani. Ha scritto romanzi, racconti e libri per bambini. Ha pubblicato per Bompiani Un Giorno verrà, L’acqua del lago non è mai dolce (vincitore Premio Campiello 2021 e finalista Premio Strega 2021) e Il male che non c’è (2024). I suoi libri sono tradotti in oltre venti paesi. Collabora con riviste e quotidiani e lavora nel mondo dell’editoria.
Igiaba Scego © Simona Filippini
Igiaba Scego, nata a Roma nel 1974, si è laureata in Letterature straniere presso La Sapienza di Roma e ha svolto un dottorato di ricerca in Pedagogia presso l’Università Roma Tre. Di origini somale, esperta di transculturalità, la sua scrittura è incentrata soprattutto sul rapporto tra le due culture, quella d’appartenenza e quella d’origine. Collabora tra l’altro con Il Manifesto, Internazionale, la Repubblica e Nigrizia. Il suo romanzo d’esordio, per ragazzi, è La nomade che amava Alfred Hitchcock (2003) e con La mia casa è dove sono (2010) ha vinto il Premio Monello nel 2011. S. è inoltre autrice di diversi racconti apparsi in antologie a più mani. Tra le sue altre opere si ricordano: Rhoda (2004), Oltre Babilonia (2008), Adua (2015), Caetano Veloso. Camminando controvento (2016), La linea del colore (2020), nel 2021, l’antologia Africana e Figli dello stesso cielo. Il razzismo e il colonialismo raccontato ai ragazzi, e Cassandra a Mogadiscio (2023). La scrittrice ha curato nel 2024, in collaborazione con C. Piaggio, l’antologia Viaggio nella storia letteraria del Continente.
Maddalena Vaglio Tanet @ privato
Maddalena Vaglio Tanet, nata a Biella nel 1985, ha studiato all’Università di Pisa e alla Scuola Normale Superiore. Ha conseguito il dottorato in letteratura comparata presso la Columbia University di New York. Ha vissuto a lungo a Berlino e si è recentemente trasferita nei Paesi Bassi, dove lavora come scout letterario. È autrice di libri per bambini pluripremiati: Il Cavolo di Troia e altri miti sbagliati (Rizzoli, finalista al Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2022), Casa Musica (Room Italic, Premio Orbil 2023), Rim e le parole liberate (Rizzoli, finalista al Premio Strega Ragazze e Ragazzi 2024). Tornare dal bosco, il suo romanzo d’esordio, è stato candidato al Premio Strega 2023 e tradotto in diverse lingue (in tedesco è stato pubblicato da Suhrkamp con il titolo In den Wald).
Un evento della Casa di Goethe e dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania Roma in cooperazione con il Goethe Institut Rom e la Frankfurter Buchmesse
Immagine: Ehrengast Forum Italien – Rundgang © Frankfurter Buchmesse 2024, foto Zino Peterek
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